Fare Impresa nell’era digitale. Quale aiuto dalle start up ?

Enea Franza, Direttore del Dipartimento Scienze Politiche di UniPeace-N.U. delegazione di Roma

Redazione
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Con quanto segue si vuole offrire (soprattutto ai giovani) qualche spunto per sfruttare un idea che magari utilizzi le possibilità derivanti dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione; il digitale, infatti,  ha molte declinazioni che vanno dai servizi smart (siti vetrina, piattaforme di e-commerce), fino a progetti di digitalizzazione più complessi che includono investimenti in cyber security, IoT, Industria 4.0 ecc. In tale settore, infatti, non mancano le offerte di lavoro per chi abbia le conoscenze giuste.  E per chi vuole “fare impresa” lo Stato, per rispondere all’esigenza sempre più urgente di innovazione, prevede numerose agevolazioni rivolte agli investimenti per la trasformazione digitale e di cui, naturalmente, si può profittare.

Il punto focale della c.d. Industria 4.0 è il possesso di competenze. Le competenze sono alla base dell’innovazione e sono il grimaldello per avviare una realtà imprenditoriale digitalizzata, competitiva e produttiva e si declinano ponendo attenzione ad alcuni elementi chiave. Uno di questi è il cliente (customer centricity), che sia un’azienda o un singolo cittadino. Secondo, l’approccio alla vendita (servitization), intendendo con ciò tutto ciò che ruota intorno alla trasformazione del classico metodo di vendita, dal rapporto che si esaurisce nella offerta del prodotto a un processo nel tempo tra cliente e fornitore. In altre parole la digitalizzazione permette di seguire il proprio cliente e instaurare con lui un rapporto consolidato che non si chiude nel prodotto venduto e nella singola operazione di compravendita, ma si arricchisce nella conoscenza delle necessità del proprio cliente e di ciò che del prodotto e con il prodotto egli effettivamente vuole di più (o, magari,  di diverso); ciò arriva a coinvolge anche l’informazione su  ogni altro servizio che possa essere associato alla vendita del prodotto. Ad esempio, sulle diverse possibilità preferite dal cliente circa la consegna del prodotto o circa un eventuale servizio di informazione sul consumo e/o sull’utilizzo, ma anche circa l’assistenza post vendita, ecc.

Ciò premesso per sviluppare una idea, uno strumento utile possono essere le start up. Perché prenderle in considerazione ?  Certamente un motivo valido è che ci sono molte opportunità di prendere finanziamenti dallo Stato, regioni ed altri enti locali (comune, comunità montane, provincie, ecc.). 

Esistono diverse definizioni per startup e il significato cambia in relazione al contesto in cui viene utilizzato. L’ampio utilizzo del termine nel gergo comune ci porta spesso a definire startup un’impresa appena costituita, ancora nella sua fase embrionale, o semplicemente un’azienda dalle piccole dimensioni.  In realtà, questa definizione non si addice pienamente al vero significato del termine, anche se, certamente se ne avvicina, almeno quando al fatto che ci si trovi di fronte ad una neo-impresa.

Possiamo definire startup come un’organizzazione temporanea, che ha al centro del proprio modello di business l’innovazione, e progettata per ideare un business model ripetibile e scalabile. Al centro della start up c’è la figura dello startupper viene spesso confusa, erroneamente, con la figura dell’imprenditore. Con il termine startupper si vuole indicare più propriamente una figura professionale che fonda o aspira a fondare un’impresa innovativa, definita startup.

L’innovazione si trova al centro del modello di business della startup, che nascono per soddisfare un bisogno, latente o manifesto, non ancora soddisfatto dal mercato. Per loro natura quindi esse nascono per creare un nuovo mercato, per innovare. 

Una start up deve essere scalabilità, intendendo con ciò la capacità della startup di crescere in maniera esponenziale utilizzando le poche risorse disponibili. Come sappiamo le startup sono in genere caratterizzate da una quantità limitata di risorse, tanto da far uso di diversi smoke test prima di avviare la produzione del prodotto, e una delle ragioni principali per cui le startup falliscono è quella di non riuscire a raggiungere un ampio numero di utenti a causa dell’esaurimento delle risorse. Esse inoltre devono essere replicabilità, ovvero, avere un modello di business ripetibile nei suoi processi, una volta validato sul mercato in piccola scala, e replicato in diversi archi temporali e in diverse aree geografiche.

L’obiettivo principale della startup è quello di crescere rapidamente e di trasformarsi velocemente in una grande impresa grazie al suo prodotto innovativo. Di conseguenza, lo status di startup, è non solo un punto di partenza, una fase transitoria e pertanto non definitiva. Questa “temporaneità” è uno dei principali elementi che contraddistingue una startup con grandi ambizioni di crescita da una piccola neo-impresa. 

Ogni startup ha un ciclo di vita con delle fasi ben distinte, anche se di lunghezza variabile. Innanzitutto, una startup parte da un’idea di business innovativa, che necessita della validazione del mercato tramite l’ausilio degli smoke test, per poi essere sviluppata e portare alla realizzazione del prodotto o servizio da posizionare sul mercato. La crescita costante ed esponenziale dell’impresa culmina con il raggiungimento dello status di scaleup e dell’exit

Creare una startup, dunque, non è semplice e soprattutto, per sviluppare un’idea innovativa, bisogna curare alcuni aspetti chiave che se non pianificati a sufficienza, non permettono ad una startup di sopravvivere. Basti pensare al dato secondo cui il 90% delle startup falliscono. Uno delle questioni più importanti è certamente quello di trovare i finanziamenti necessari, e proprio la  ricerca di finanziamenti ed investitori rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione del progetto. 

Tuttavia, esistono diverse modalità di finanziamento a disposizione di una startup per supportare il proprio progetto, ciascuna con le proprie caratteristiche, criticità e prerogative. Le diverse modalità possono essere distinte in due principali tipologie di finanziamento:

  • Finanziamento in equity: con questo tipo di finanziamento i fondatori della startup cedono parte del capitale, dunque parte della proprietà in cambio del denaro necessario alla crescita;
  • Finanziamento in debito: spesso erogato dalle banche nella forma di prestito, o da formule di finanziamento agevolate.

All’interno di queste macrocategorie, si differenziano vari tipi di finanziamento, dalle diverse forme di self e crowdfunding al finanziamento da parte di figure che professionalmente decidono di investire in startup, come business angels e venture capital. 

Nell’illustrare le diverse possibilità per finanziare una startup, emerge come non tutti i finanziamenti siano uguali: questi possono essere richiesti ed ottenuti con modalità differenti, e da diversi soggetti, fisici o giuridici che siano, in base alla fase di sviluppo in cui la startup si trova. Nella fase iniziale, ad esempio, quando la società non è stata ancora costituita, sarà necessario finanziare lo sviluppo dell’idea e le attività di ricerca; successivamente, saranno necessari finanziamenti per i veri e propri investimenti strutturali, nonché per i costi legali e, ancora, per la produzione ed operatività della startup.

Bootstrapping

Il Bootstrapping, o autofinanziamento, costituisce spesso l’unica via per finanziare una startup nella sua fase iniziale, quando si è appena costituita la società—o si è ancora allo stato di organizzazione informale— e si stanno muovendo i primi passi nello sviluppo dell’idea. In questo stadio del processo può risultare molto complicato trovare fondi, finanziamenti ed investitori, e sarà pertanto necessario ricorrere all’autofinanziamento mediante i propri risparmi o il supporto di amici, parenti ed investitori folli, innamorati dell’idea ed aperti al rischio. Il finanziamento con bootstrapping costituisce spesso la modalità più semplice ed immediata di immettere capitale nella propria startup.  Il cosiddetto Love Capital, costituito da family, friends and fools (3F), ovvero parenti, amici e investitori “folli”, rappresenta un aspetto ulteriore del bootstrapping, e assieme costituiscono un finanziamento che coinvolge (e riguarda) le fasi iniziali di una startup o quelle appena successive alla fase iniziale, quando la startup non è ancora in grado di generare entrate che coprano i costi.  

E’ di tutta evidenza l’importanza per uno sviluppo economico sostenere gli investimenti in innovazione e per questo interviene l’Europa e lo Stato con fondi destinati ad aiutare lo sviluppo di una idea innovativa attraverso appositi bandi pubblici di finanziamento, ovvero, attraverso strutture che garantiscono prestiti erogati da istituti bancari.

  • Finanza Agevolata e Bandi Pubblici

Parlando di finanziamenti in ambito startup non si possono non menzionare le opportunità a livello di finanziamenti pubblici, erogati alle giovani aziende nelle fasi iniziali di vita spesso nella forma di contributi a fondo perduto o finanziamenti a tasso agevolato. I finanziamenti a fondo perduto per startup sono fondi pubblici stanziati dall’Europa per favorire lo sviluppo imprenditoriale sul territorio, che vengono erogati da enti regionali, nazionali o europei, e richiedono spesso, per l’accesso, requisiti ben precisi ma anche talvolta lunghi procedimenti burocratici.  Si tratta tuttavia di finanziamenti molto convenienti, specialmente per le startup più giovani che faticano a dimostrare una solidità tale da poter sottoscrivere un prestito bancario, e molto spesso sono denari erogati totalmente a fondo, ovvero, che prevedono parte del finanziamento a fondo perduto e parte in debito da restituirsi in un certo numero di anni

In tal modo si realizza la possibilità di ottenere il finanziamento ottimale e fondamentale per portare a compimento le attività necessarie nelle prime fasi di vita di una startup, ma anche in quelle più avanzate, dallo sviluppo dell’idea fino all’attrezzamento della sede.

  • Banche

I prestiti bancari sono certamente una delle più note forme di finanziamento, sebbene in ambito startup siano piuttosto complicati da ottenere, in quanto spesso le attività in questa categoria non posseggono una storia creditizia sufficiente, o non sono in grado di offrire le garanzie necessarie all’ottenimento del prestito, che pure viene concesso con difficoltà anche a startup con un bilancio solido. Tuttavia, i fondatori di startup fanno per questo spesso ricorso a prestiti bancari personali, che possono essere una forma di finanziamento fondamentale per supportare lo sviluppo della startup nelle prime fasi di vita. Anche in tal campo è intervenuto lo Stato, con formule facilitate di prestiti bancari, come il prestito garantito da Mediocredito Centrale— dunque dal Fondo Centrale di Garanzia— che garantisce il finanziamento all’80%, consentendo alla banca di erogare più facilmente denaro, e alla startup di riceverlo. 

  • Crowdfunding

Il crowdfunding rappresenta una modalità di finanziare la startup attraverso un collettivo. Viene realizzato lanciando una campagna di fundraising, in cui più persone possono investire il proprio denaro per supportare la startup.

Esistono diverse piattaforme di crowdfunding, in cui è possibile pubblicare il proprio progetto e definire un obiettivo di raccolta, nonché diversi tipi di crowdfunding con differenti “ricompense” per i finanziatori:

  • Equity Crowdfunding: agli investitori viene garantito un ritorno in una piccola quota di partecipazione;
  • Reward Crowdfunding: gli investitori ricevono un ritorno non monetario, spesso nella forma del prodotto stesso della startup;
  • Donation Crowdfunding: i finanziatori non ricevono alcuna ricompensa.

L’equity crowdfunding è certamente la forma di crowdfunding più diffusa, e consente ad una startup di ottenere finanziamenti evitando impatti negativi sulla governance dell’azienda. Il finanziamento tramite crowdfunding prevede infatti un aumento di capitale sottoscritto da tanti piccoli investitori, ciascuno dei quali acquisisce una quota così irrisoria della startup da non essere in grado, da solo, di impattare sulla sua governance. Come forma di finanziamento, tuttavia, il crowdfunding non nasconde degli aspetti negativi. Il crowdfunding consente sì di finanziare una startup nelle diverse attività senza impatti sulla sfera decisionale, tuttavia il finanziamento arriva da coloro che rappresentano il piccolo investitore medio, che agisce di pancia poiché attratto dall’idea e decide di investirci: è chiaro che da questo tipo di investitori non ci si può aspettare un grande networking, supporto e apporto di idee, conoscenze o apertura a mondi magari difficili da raggiungere da soli.

Il crowdfunding costituisce un ottimale metodo di finanziamento nelle fasi iniziali della startup, consentendo ai fondatori di far conoscere il proprio prodotto o servizio e di entrare in contatto con dei potenziali clienti. Tuttavia, spesso non è sufficiente a garantire un supporto a tutte le attività necessarie nelle diverse fasi di vita della startup.

  • Incubatori e Acceleratori

Gli incubatori e gli acceleratori di startup sono delle realtà molto importanti che seguono la startup in modi diversi nelle prime fasi del suo sviluppo. Gli incubatori non investono nella startup, ma la formano, la “incubano”, appunto, proteggendola nella sua fase iniziale attraverso una serie di misure ed aiutandola a sviluppare il suo modello di business. Gli incubatori aiutano dunque la startup a lavorare sull’idea, e a renderla scalabile, a differenza degli acceleratori, che invece investono nella startup. Normalmente una startup spenderà molto più tempo nella fase di incubazione rispetto a quella di accelerazione, che ha una durata ridotta ma che rappresenta comunque un’opportunità di trovare finanziamenti ed investitori, di accrescere il proprio network e di giungere a piena maturazione.

  • Business Angels

L’investimento da parte di un business angel, o angel investor, è una delle più gettonate fonti di finanziamento per startup. Un business angel è una persona fisica, dunque non un soggetto giuridico, in possesso di un capitale da investire in progetti di startup o attività che reputa interessanti. 

Per molte startup il finanziamento da parte di un business angel rappresenta il primo vero finanziamento esterno, che generalmente diventa necessario già nella fase di seed, in cui l’idea deve essere prototipizzata per entrare nel mercato. Il finanziamento da parte di un business angel è spesso determinato dalla solidità della startup e dell’idea, e da quanto questi ne sia innamorato.  Un business angel si innamora della startup quando c’è un’idea vincente, un team forte.

I vantaggi del finanziamento tramite business angel sono molteplici; oltre all’apporto di denaro— che costituisce la ragione principale per cui una startup decide di aprire il capitale ad un investitore esterno— che generalmente viene ottenuto in tempi brevi, il business angel garantisce un apporto di professionalità che spesso manca alle startup nelle loro fasi premature, di skills, specialmente se la startup opera in un ambito vicino a quello dell’attività imprenditoriale dell’investor, nonché di networking , diventando un’importante figura di supporto e di mentoring.

Aprire il capitale ad un business angel comporta, tuttavia, la cessione di parte della sovranità ad un terzo, con un impatto che può essere più o meno importante sulla governance della startup. 

L’uscita del business angel dall’investimento coincide solitamente con la fase di exit della startup, dunque con la IPO o l’acquisizione, sebbene talvolta l’angel investor possa decidere di uscire dall’investimento in caso di ingresso di un altro investitore quale il venture capital.

  • Venture Capital ed il Corporate Venture Capital

Il Venture Capital rappresenta una delle forme più ingenti di finanziamento per startup. Si tratta solitamente di società finanziarie specializzate nell’investimento, che finanziano attività e progetti ad alto rischio. Generalmente, il venture capital raccoglie finanziamenti dagli investitori, investendoli a sua volta in start-up e scale-up ed impegnandosi a garantire loro un certo rendimento.

Così come avviene per l’investimento da parte dei business angels, ricevere un finanziamento da un venture capital comporta la cessione di parte della sovranità della startup, che nel caso specifico può avere un impatto piuttosto radicale sulla governance.

Investendo nell’azienda, il venture capital chiede normalmente un posto in consiglio di amministrazione. Conseguentemente, vi sarà una perdita del controllo totale da parte del fondatore della startup.

A dispetto di una consistente intromissione nella governance d’azienda, il venture capital— proprio come avviene con l’ingresso nel capitale di un business angel— garantisce alla startup una serie di vantaggi che altre modalità di finanziamento non sono in grado di assicurare, andando a colmare le lacune che molte aziende, specialmente quando fondate da giovani imprenditori, presentano: esperienza in campo business, accesso a network nazionali ed internazionali, supporto legale e conoscenza di figure funzionali alla crescita della startup.

L’azienda che viene investita dal venture capital come un’azienda che finisce in una rete di protezione costituita non solo dal Venture Capital, ma da tutto il network del Venture Capital e costituito da università, aziende, altre aziende partecipate dal Venture Capital, banche…un forte network, che viene messo al servizio della startup.

Nello statuto, il Venture Capital deve, ad un certo punto, uscire dal capitale della startup: questo può avvenire per l’ingresso di un Venture Capital più grande, perché la startup viene venduta, oppure perché viene quotata in borsa. Il Venture Capital dovrà dunque realizzare la sua exit, possibilmente moltiplicando il suo investimento.Il Corporate Venture Capital è una forma di Venture Capital che gestisce i fondi di un’azienda, dunque un soggetto giuridico che non fa necessariamente business finanziario, ad esempio un’azienda che decide di fare open innovation nella propria società ed investe entrando nel capitale di piccole start-up o scale-up col fine di guidare lo sviluppo del prodotto o del servizio che la startup sta progettando, che a sua volta può essere propedeutico allo sviluppo di un nuovo modello di business o al prodotto dell’azienda stessa. Si tratta di un finanziamento in equity che segue le stesse modalità del finanziamento Venture Capital: si investe nella startup in cambio di quote nella stessa— normalmente quote di minoranza—, con l’unica differenza che il finanziamento proviene non da un fondo di Venture Capital ma da un’azienda. In tale caso, dunque, il beneficio portato dal finanziamento per l’azienda che investe non è quindi rappresentato dalla exit, quanto dallo sviluppo di una tecnologia o di un prodotto, all’interno della startup, sinergico e funzionale a quello che è il prodotto o la tecnologia sviluppati dalla società Corporate Venture Capital.

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