America Latina: un’indagine REA- UNIPACE

Gianni Cara e la missione dell’Università dell’ONU

Redazione
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Laureato in Ingegneria Forestale e in Scienze delle Telecomunicazioni, sardo di nascita ma residente a Roma, Gianni Cara, è il Presidente per l’Italia e l’Area Mediterranea di UNIPACE, l’Università Internazionale per la Pace istituita nel 1980 dalle Nazioni Unite. La sede principale si trova a S. José in Costa Rica ed è presieduta dal cileno Francis Rojas Aravena: la scelta del Costa Rica come sede principale è stato un omaggio al Paese che da molti anni ha abolito l’esercito.   

Il prof. Cara ha maturato una lunghissima esperienza lavorativa all’estero, soprattutto nell’ambito della tutela ambientale. Tra i Paesi che hanno usufruito della sua consulenza figurano Nigeria, Tunisia, Algeria, Indonesia, Laos, Cambogia, Brasile e Cile. Dal 1983 al 2001 è stato poi supervisore per tutta l’America Latina (da Cuba fino alla Patagonia in Argentina) dalla società Marconi Telecommunication di Londra.

Nel 2001,una volta rientrato in Italia, ha cominciato ad occuparsi di consulenze per grossi gruppi internazionali, mettendo a frutto le varie esperienze maturate in giro per il mondo. E’ stato, ad esempio, consulente personale del Presidente del gruppo italiano CITEL, che operava nel campo dell’ICT e dell’ Automazione industriale: in tale veste  ha mantenuto i rapporti con i responsabili della Compagnia Panamense del Canale di Panama per le opere di allargamento e  per i rispettivi impianti di elettronica industriale. Inoltre, si è occupato della progettazione e dell’ampliamento dell’aeroporto di Brescia-Montechiari (settore cargo); ha collaborato alla costituzione di una Joint-Venture tra l’industria aeronautica brasiliana (EMBRAER) e il Consorzio aeronautico Italo-Spagnolo per la realizzazione di una aeronave regionale da destinarsi ai mercati europei; ha contribuito allo sviluppo del progetto di costruzione del Centro di Ingegneria Marina con l’uso di camere iperbariche. Nel frattempo ha organizzato corsi di formazione per bassi e alti fondali.

Dal 2015 è Presidente di UNIPACE con sede a Roma: uno degli  incarichi che, per sua stessa ammissione, Cara sta esercitando con maggiore dedizione e passione.

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Nota della redazione

Punto Continenti, in collaborazione con la sede romana di UNIPACE e la REARadiotelevisioni Europee Associate, sta eseguendo una serie di indagini e interviste sul ruolo dell’America Latina nella nuova geopolitica mondiale.  

Per la realizzazione e diffusione di questa indagine Punto Continente s’avvale della collaborazione esperti di organizzazioni come l’IILA (l’Organizzazione Internazionale Italo Latino Americana); Mediatrends America Europa (gestito dal giornalista Roberto Montoya che organizza incontri internazionali di alto livello); il Movimento Tutela Sociale (un Movimento d’opinione internazionale – vedere la pagina Facebook  https://www.facebook.com/groups/508452549970758/nonché programmi giornalistici, radiofonici e televisivi come Sentir Latino, diretto dal giornalista Luis Flores, che va in onda in Italia (su Radio Mambo e presto su One Tv) e in America Latina.

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Come è nata in ambito ONU l’iniziativa di creare l’Università Internazionale per la Pace? Chi sono stati i principali promotori?

Fu il Segretario Generale austriaco Kurt Waldhein (Austria) a volere la costituzione dell’ Università per la Pace (UPEACE) con la Risoluzione 35/55 del 5 dicembre 1980 dell’Assemblea Generale ONU e con la seguente missione: “Fornire l’Umanità di un Istituto Internazionale di istruzione superiore per la Pace con l’obiettivo di promuovere tra tutti gli Esseri Umani lo spirito di comprensione, la tolleranza e la convivenza pacifica, per stimolare la cooperazione tra i popoli e per contribuire  a ridurre gli ostacoli e le minacce alla pace e al progresso nel mondo, in linea con le nobili aspirazioni proclamate nella Carta delle Nazioni Unite”.


L’ONU è stata fondata nel 1945. Dopo tanti anni che bilancio si può fare di questa iniziativa?

Si potrebbe sostenere che per moltissimi anni l’ONU è riuscita a disinnescare l’inizio di molte guerre e o a contenerle, ma purtroppo niente è riuscita a fare, fino ad oggi, per evitare che in Europa si scatenasse nuovamente un conflitto (Russia/Ucraina). Comunque il bilancio di tutti questi decenni resta confortante.

Ci può descrivere come è fatta e come opera la sede centrale di San José in Costa Rica?

La Sede del Costa Rica funziona come Centro Regionale Principale, dove vengono svolte le selezioni più accurate dei candidati da ammettere ad una Istruzione Superiore, per poi essere indirizzati alla carriera diplomatica dei loro Paesi,
alla direzione degli Organi Istituzionali per la gestione degli apparati di Stato, al giornalismo specializzato (sia politico che economico) allo studio e ricerca sui Diritti Umani, alla sostenibilità ambientale.

Secondo Lei quali sono gli studenti che maggiormente si possono avvantaggiare dall’ottenere un Master di UNIPACE?

Essendo un’Istituzione Sovranazionale, con forti accenti morali, emergerà sempre la componente della Meritocrazia. Il Suo Presidente Onorario è sempre il Segretario Generale dell’ONU del momento in carica.

Parliamo di America Latina. Come giudica complessivamente il sistema Universitario latinoamericano?

Avendo vissuto in America Latina per più di 15 anni, viaggiando da Cuba alla terra del fuoco in Argentina, ho conosciuto personalmente più Presidenti delle Repubbliche di quel Continente e nello scambio di idee con loro, ho sempre capito che i più illuminati fossero particolarmente interessati a che i loro governi riuscissero a varare leggi che favorissero l’istruzione dei propri popoli. La mia esperienza personale, avendo due figli Sudamericani, mi consente di assicurare che entrambi laureatosi nei loro Paesi di origine, attualmente sono due professionisti di livello internazionale, in quanto entrambi lavorano per due multi-nazionali.

Secondo Lei quali sviluppi UNIPACE potrà registrare nei prossimi anni?
Lo sviluppo dell’Università Internazionale per la Pace nel mondo è in continua crescita. In un passato recente, ad esempio,  il nostro Rettore Magnifico Francisco Rojas Aravena ha creato una sede anche in Cina: ebbene, ogni anno questa sede immatricola un numero impressionante di giovani cinesi.

Per quanto riguarda la sede italiana, quali sono stati i più significativi risultati raggiunti nel corso della sua Presidenza?

Il migliori risultato li lascio giudicare ad altri, ma posso senza ombra di dubbio affermare che i due maggiori progetti realizzati negli ultimi tempi mi rendono orgoglioso di tutti i miei collaboratori che vi hanno preso parte, dando il meglio di se stessi. Trattasi di:
a) Il Campus Unipace costruito in Nigeria;
b) Essere riusciti nel Governatorato di Tunisi a portare innanzitutto acqua ed energia per la popolazione di un villaggio di circa 20.000 abitanti. Dopodiché abbiamo consentito che i cittadini potessero usufruire del valore aggiunto del proprio lavoro, istituendo dei Corsi di formazione per gli agricoltori e per coloro che sono addetti alla trasformazione e conservazione dei prodotti agricoli. Così facendo, abbiamo preservato il diritto della commercializzazione a tutti coloro che avevano partecipato alla semina e al raccolto dei vari prodotti.

Essendo l’Università una diretta emanazione dell’ONU, viene spontaneo chiedere la sua opinione come studioso se condivide l’idea di molti politici che sia arrivato il momento di apportare alcune importanti modifiche al funzionamento delle Nazioni Unite. Ad esempio, modificando i criteri che determinano la composizione del Consiglio di sicurezza. Lei cosa ne pensa?

Da molti anni questa domanda turba la mia coscienza. La risposta che da tempo aleggia nella mia mente è questa:

Quando si renderanno conto, i preposti a tali responsabilità, che il sistema del diritto di veto concesso a pochi Paesi che compongono il Consiglio di Sicurezza, è oggi anacronistico?.

Il nostro Mondo-Pianeta è un condominio globale dove la distribuzione della ricchezza deve trovare dei parametri che non siano più gli attuali; che il diritto all’istruzione non può più essere appannaggio delle classi più elevate economicamente; che la salute e l’alimentazione (fame!) non possono essere combattute come la pandemia, solo nelle fasi di crisi dichiarate. Non si può dimenticare che la fame nel mondo per le popolazioni meno fortunate ha una natura endemica, cioè, durevole e permanente. Io spero che si affermi un’altra ONU, molto diversa da quella attuale. Così continuo a sognare, come faceva Mandela.

Molti professori universitari temono che in un prossimo futuro la cultura umanistica possa essere sopraffatta dall’interesse per la ricerca tecnologica. Lei avverte questo timore? 

Lo ritengo un pericolo lontano, alla pari del pensiero che un giorno l’Amazzonia verrà cimentata con delle autostrade. Trovo giusto che l’innovazione tecnologica porti benessere e migliori la qualità della vita ma la cultura umanistica troverà sempre il suo spazio di previlegio culturale, in quanto la vita degli esseri umani non può essere privata della propria anima che si nutre della storia delle proprie radici. Cosa che non può accadere per la stessa esistenza delle nostre intelligenze.

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Per maggiori informazioni:

Università Internadirezione@zionale per la Pace

www.unipace.eu

Via Nomentana 54 00161 Roma R M

direzione@unipace.eu

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